domenica 15 ottobre 2017

Il dialogo educativo

Ruoli e funzioni nel dialogo educativo

Per capire meglio il dialogo educativo, introduciamo due termini della sociologia: status e ruolo. Il primo indica la posizione che una persona occupa nella società; il secondo il comportamento di chi occupa quella posizione. È immediato assegnare ai membri della relazione educativa gli status di insegnante e di allievo.
Il concetto di status implica una subalternità gerarchica, cioè un rapporto tra un superiore (docente) e un inferiore (allievo). La pedagogia moderna, però, insistendo sul tema della reciprocità, pone maggiormente l’accento sul concetto di ruolo – e quindi sulla divisione di ruoli tra docente e allievi – piuttosto che su quello di status. L’autorità dell’insegnante, basata sulle competenze “tecniche”,
non sarebbe così separata dalla sua “umanità”. Sebbene, sul piano istituzionale, la scuola preveda una di erenziazione di status, e l’allievo stesso si aspetti dall’insegnante un comportamento consono allo status che riveste, tuttavia allo status che attribuisce un potere (di controllo, di valutazione, di punizione) si sostituisce oggi uno status che proviene dall’indicare una direzione: l’insegnante
è una guida (o un “facilitatore”) in vista della realizzazione di un compito collettivo.

Il dialogo socratico

La prima forma di dialogo educativo di cui abbiamo conoscenza è il dialogo socratico, che prende il nome dal losofo ateniese Socrate. Atene nel V secolo a.C. era la più vivace città della Grecia, retta
da un governo democratico (ma aperto ai soli cittadini maschi adulti ateniesi). Per partecipare alla vita politica democratica era necessario possedere una buona formazione generale e abilità nelle arti del discorso, in modo da avere la meglio nel confronto politico con gli avversari. Ad insegnare l’arte del discorso erano i so sti, i primi maestri a pagamento della storia, che insegnavano la retorica (l’arte dei lunghi discorsi che puntavano alla persuasione), e la dialettica (l’arte delle serrate argomentazioni logi-che con le quali smontare le tesi degli avversari in un faccia a faccia con l’interlocutore). In quest’arte in particolare diventò maestro Socrate, che non era un sofista, ma un uomo animato da un forte desiderio di conoscere la verità. Attraverso il dialogo, il filosofo greco induceva gli interlocutori a rigettare le false credenze cui erano legati, comprendendone la debolezza o la falsità. In questo modo il maestro spianava la strada alla ricerca della verità e insegnava ad affrontare in modo critico le proprie opinioni. Socrate coinvolgeva il suo interlocutore con continue domande, procedendo per piccoli passi, in modo che quest’ultimo avesse il tempo di comprendere quanto diceva Socrate e approvarlo o ri utarlo.
Il dialogo socratico, dunque, presenta molte somiglianze con l’attuale “dialogo educativo” che prevede un’attiva partecipazione dell’allievo, vero artefice della costruzione del proprio sapere.


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